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12 febbraio 2022 appunti di una passeggiata

Basilica di santa Maria sopra Minerva

Ci siamo incontrati alle 10, abbiamo atteso alcuni partecipanti ritardatari ed il ragazzo che ci portava le cuffie ed alle 10:30 abbiamo iniziato dalla piazza antistante la chiesa. Siamo un gruppo di sedici persone tra cui sette carrozzine.

La Basilica di santa Maria sopra Minerva a Roma deriva il suo nome dal fatto che nell’area in cui si trova, in epoca romana, sorgevano diversi edifici di culto, tra cui un tempio dedicato a Minerva. Custodisce molte opere d’arte, di Filippino LippiMichelangelo BuonarrotiGian Lorenzo Bernini. Ospita inoltre le spoglie di santa Caterina da Siena, Beato Angelico, i due papi Medici Leone X e Clemente VII.

E’ uno dei pochissimi esempi romani di stile gotico. Il convento annesso ha ospitato le riunioni del Sant’Uffizio, qui fu processato Galileo Galilei, e qui lo scienziato fu costretto a pronunciare la sua abiura.

Nella chiesa è sepolto anche papa Paolo IV Carafa, che appoggiò processi, torture ed esecuzioni capitali, e istituì il ghetto, costringendo gli ebrei di Roma a vivere in uno spazio molto ridotto ed a rendersi riconoscibili con stoffe di colore giallo. Non potrei definirlo un papa santo. Per inciso, il termine ghetto deriva dal veneziano; il primo ghetto venne creato a Venezia in un luogo dove erano attive delle fonderie, “getto”, in veneziano “ghetto”.

Nella piazza antistante si trova uno dei tanti obelischi egizi di Roma, sostenuto da un elefante scolpito da Gian Lorenzo Bernini. L’obelisco venne trovato due anni prima nel giardino dell’annesso convento domenicano. Bernini, perchè contrario al Tribunale dell’Inquisizione, gestito dai Domenicani (domini canes), rivolse le terga dell’elefante verso il convento.

Sul lato destro della facciata della chiesa si notano alcune lapidi che commemorano le inondazioni del quartiere, frequenti perché la città per secoli non fu protetta dagli argini e perchè ci si trova in un punto basso della città. Dopo gli straripamenti del 1870 fu intrapresa la costruzione dei Muraglioni, veri e propri muri alti fino a 12 metri che modificarono profondamente il rapporto con il fiume e l’aspetto della città lungo il suo corso. In questa occasione, ad esempio, fu distrutto il magnifico porto di Ripetta.

Sulla parete di sinistra si trova il monumento funebre di Paolo IV, opera di Pirro Ligorio. Gli hanno fatto pure il monumento… Sullo sfondo della scena, affrescata da Filippino Lippi, si ammira una veduta di Roma, con la Basilica e il Palazzo del Laterano e il monumento equestre di Marco Aurelio che all’epoca si trovava a san Giovanni e non in Campidoglio, come oggi.

Pantheon (tempio di tutti gli dei)

Dietro il Pantheon c’è una via che prende il nome dalla Locanda della Palombella, attiva fino agli inizi del novecento, che si trovava al numero 22, ora un negozio di vestiti. Nella locanda c’era la “Scuola della cicciata”, una scuola di coltello a beneficio dei violenti dell’epoca, Porchetta, er Cicoriaro, Zagaja, ecc. Le lame erano avvolte quasi completamente da uno spago che lasciava scoperta solo la punta, per colpire solo la “ciccia” dell’avversario e quindi senza fare troppo male in caso di errori.

Il Pantheon si trova all’incrocio di tre rioni (Pigna, sant’Eustachio, Colonna).

Il termine “rioni” deriva dal latino “regiones”, poi storpiato in epoca medievale in rioni.

Il livello della Roma antica era circa due metri al di sotto della piazza attuale.

L’interno è una semisfera di raggio 22 mt, il foro in alto non è centrato per far sì che al 21 giugno (solstizio d’estate) il sole colpisca la porta in bronzo, antica ma non originale, di mt 4,50×7,50.

La cupola, mt 44, è la più grande del mondo antico, in muratura, venne superata dalla sola cupola di Brunelleschi a Firenze (mt 45), mentre la cupola di san Pietro misura mt 42. Per costruirla si riempì l’interno di terra e monete e i volenterosi si dettero a scavare e portare via la terra per trovare le monete.

Urbano VIII Barberini fece togliere le capriate bronzee, ora di legno, per costruire 15 cannoni per il forte di Civitavecchia e fornire a Bernini il bronzo per il baldacchino di san Pietro, con il metallo avanzato. Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini…

L’occhio centrale misura nove metri di diametro, il muro esterno è gigantesco, è spesso mt 6,20.

Nel tempio, consacrato a chiesa, sono sepolti tra gli altri Vittorio Emanuele II e Raffaello.

Nella festa dell’Assunta la Madonna ascendeva al cielo passando per il foro.

 In piazza la fontana è di Giacomo della Porta, con un piccolo obelisco che, insieme a quello dell’elefantino e altri abbelliva l’entrata del tempio di Minerva.

La Madonnella in piazza è del ‘700, rappresenta l’Immacolata Concezione prima della consacrazione ufficiale con il dogma del 1854. Immacolata Concezione, da cui il nome Imma, usato soprattutto nel meridione, vuole dire che la Madonna è stata concepita senza peccato originale, al contrario di tutti noi peccatori…

Al civico 63 c’era l’albergo del Montone, il più antico di Roma, in cui alloggiarono Ludovico Ariosto, Pietro Mascagni, Cagliostro.

 

In piazza si faceva mercato, poi trasferito, per motivi di pulizia, a piazza delle Coppelle.

Intorno al 1630 alcuni norcini vennero processati e poi giustiziati in questa piazza, perchè nelle salsicce mettevano anche carne umana.

Piazza della Maddalena

Attraversiamo via del Pantheon arrivndo a piazza della Maddalena, con la chiesa omonima, capolavoro del rococò, della prima metà del ‘700.

La chiesa, come al solito, è chiusa, la raccontiamo dall’esterno.

La costruzione venne iniziata da Camillo de Lellis, fondatore della Compagnia dei ministri degli infermi; Camillo ha dato il nome all’omonimo ospedale che si trova a Monteverde. La chiesa sorge su una preesistente del trecento che già aveva annesso un piccolo ospedale.

Scopo della costruzione della chiesa, oltre agli infermi, era quello di esaltare la confessione e il perdono dei peccati, da cui la dedica a Maddalena peccatrice, perdonata da Gesù.

La facciata, concava, tiene conto dell’esempio di Borromini e delle facciate delle chiese fatte da lui.

Il Rococò è la prima arte laica della storia, perchè per la prima volta, in occidente, le varie forme d’arte si distaccano da ideologie e messaggi sacri. Da non molto erano state scoperte le “grottesche”. Il termine grottesco deriva dal fatto che, a partire dal ‘600 gli artisti si calavano in buchi nel terreno, a colle Oppio. Al di sotto c’erano i resti della Domus Aurea neroniana, grandi ambienti affrescati con immagini pagane, e per questo “grottesche”.

Nel giorno della festa del santo i romani, fino al novecento, venivano in piazza a raccogliere acqua mischiata con una raschiatura della tomba, per realizzare un intruglio miracoloso.

A lato della chiesa si trova via delle Colonnette che prende il nome dalle colonnette d’angolo, messe lì per proteggere il muro dalle carrozze.

All’angolo c’è una bella Madonnella, che rappresenta Maddalena la peccatrice con i capelli rossi. La dicitura pubblicizza la sottostante farmacia, all’epoca farmacia della Fortuna.

Nei pressi si trova la piazza delle Coppelle, il nome deriva dalle botti (cupa in latino) che contenevano cinque litri, pari a dieci fojette. Fino agli inizi del ‘500 i fabbricanti di coppelle abitavano qui. Pina ricorda che suo nonno portava il vino da Velletri, conservandolo appunto nelle coppelle.

 A piazza Rondanini, civico 33, nel cortile interno vediamo le poderosa mura semicircolari sulle quali il palazzo fu costruito e che appartenevano alle Terme di Nerone, come recita una targa. 

 Piazza san Luigi dei Francesi

Proseguiamo verso la chiesa di san Luigi dei Francesi, la piazza prende il nome dalla omonima chiesa, ma prima della costruzione della chiesa era denominata “piazza Saponara”, dai fabbricanti di sapone che si erano stabiliti in questa zona. Nel 1478 papa Sisto IV donò alla Colonia Francese di Roma una parrocchia che fu dedicata ai patroni della Nazione Francese.

La costruzione della nuova chiesa fu completata nel 1589 da Domenico Fontana. La facciata rivestita di travertino è sormontata da un timpano triangolare con lo stemma di Francia. L’ordine inferiore presenta un grande portale, inquadrato da due colonne e sormontato da un timpano triangolare spezzato, ed è affiancato da altri due ingressi minori e nicchie con statue di Carlo Magno e di S.Luigi ovvero Luigi IX, re di Francia.

All’interno tra i tanti capolavori tre quadri di Caravaggio realizzati a cavallo del 1600, nel periodo di massimo splendore dell’artista, in cui era predominante il contrasto tra luce e ombra. La “Vocazione di S.Matteo”, “S.Matteo e l’Angelo” ed il “Martirio di S.Matteo”. 

A destra della chiesa il Palazzo di S.Luigi dei Francesi, del 1700, destinato “a dar ricovero alla comunità religiosa francese e ai pellegrini senza risorse”.

 Naturalmente la chiesa è chiusa e riaprirà alle 15, per cui proseguiamo il giro.

 Palazzo Madama 

E’ un edificio costruito nel XV secolo dalla famiglia dei Medici, deve il suo nome a Margherita d’Asburgo, detta Madama d’Austria, che vi risiedette dopo la morte di suo marito Alessandro de’ Medici.

Oggi di proprietà dello Stato, è sede del Senato della Repubblica.

Dall’utilizzo amministrativo pontificio del palazzo (sede della polizia e dell’amministrazione della dogana) trae origine il termine dialettale “la madama“, usato ancora per definire le forze dell’ordine.

L’edificio ha ospitato la polizia anche durante il periodo fascista.

 Piazza sant’Eustachio

Gina brontola per il fastidio di procedere in carrozzina sui sampietrini. All’ombra di un capolavoro, la cupola di Sant’Ivo alla Sapienza, troviamo due piazze, piazza Sant’Eustachio unita a piazza dei Caprettari, la prima legata alla memoria di un martire, la seconda, più prosaica: i “caprettari”, allevatori di ovini, venivano a Roma a vendere l’abbacchio, dal latino “ad baculum”, “legato ad un bastone”.

Per alcuni secoli, fino al 1872, quando la festa è stata spostata a piazza Navona dopo l’unità d’Italia, questa è stata anche la piazza della “Befania” (da cui Befana) corruzione del termine Epifania.

La piazza era detta la “piazza dei cornuti”, perchè si riteneva che Eustachio fosse il loro protettore, a causa delle grandi corna del cervo in cima alla facciata della chiesa.

Al tempo di Adriano Placido era un romano nobile e ricco che rivestiva un’alta carica militare. Durante una partita di caccia gli apparve un cervo che aveva una croce tra le corna, Placido allora si convertì insieme con la sua famiglia, e come d’uso gli venne cambiato il nome in Eustachio, dal greco, colui che dà buoni frutti. Eustachio venne giustiziato dall’imperatore  insieme alla sua famiglia perchè si era convertito. Venne arroventato in una botte di bronzo.

Un sonetto del Belli: “Sto scervio co sta crosce e co sta bboria ch’edè?/ Babbào! Ciazzeccherai dimani./ Viè cqua, te lo dich’io: cuesta è ‘na storia der tempo de l’aretichi pagani./…/ Un giorno, tra li lepri ecco je scappa un cervio maschio, accussì poco tristo, che llui s’affigurò de fallo pappa./ Ma quanno a bbrusciapelo l’ebbe visto co cquella crosce in fronte e in d’una chiappa, lo lassò in pasce, e vvorze crede a Ccristo.”

La lanterna di sant’Ivo, visibile dalla piazza, è un capolavoro assoluto. Poichè sovrasta un edificio sede del sapere, Borromini che la realizzò esprime con l’elica della lanterna un movimento dall’alto verso il basso, per dire che la sapienza non tende verso il cielo, ma al contrario discende da Dio verso la terra.

 Passiamo per la piazza di sant’Andrea della Valle, che prende il nome dalla splendida chiesa il cui campanile è il terzo in altezza dopo san Pietro e san Pietro e Paolo all’Eur. La fontana nella piazza si trovava a piazza Scossacavalli, nella Spina di Borgo, e dopo la realizzazione di via della Conciliazione nel 1935 venne trasferita qui.

 La passeggiata termina a piazza della Chiesa Nuova, più avanti su Corso Vittorio Emanuele, chiacchierando e mangiando al sole pizza con mortadella proveniente da un vicino panificio che si trova a via del Pellegrino 129.

 

2 commenti su “12 febbraio 2022 appunti di una passeggiata”

  1. Bel giro e bellissima giornata non solo dal punto di vista metereologico .
    I miei complimenti a Bruno, che si è preparato così bene. Si è sicuramente il grande lavoro di studio e preparazione.
    …. la pizza con la mortadella alla fine, un bel incentivo per restare e fare 4 chiacchiere. Sarà stata l’ora, ma era proprio bbbbona!  😉

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